Perché andare a vedere “Il principio di Archimede”
Come possiamo definire il limite tra un gesto affettuoso con i nostri ragazzi e un gesto invece mal interpretabile, equivoco?
Sotto indicazione della dirigenza di sezione, ieri sera siamo andati al Teatro di Rifredi ad assistere allo spettacolo del Il principio di Archimede di Josep Maria Mirò, che si sviluppa intorno a questa tematica, importante riflessione per il nostro ruolo da educatori.
Jordi, un giovane ed estroverso istruttore di nuoto dà un bacio ad un bambino che si è messo a piangere per paura dell’acqua, e questo gesto provoca la perplessità di alcuni genitori, turbati per un caso di pedofilia avvenuto nelle vicinanze. Da qui si innescano paure, diffidenze, accuse, non solo tra i genitori, ma all’interno della piscina stessa, nel ruolo della direttrice, che con polso fermo ma anche fragilità cerca di gestire la situazione.
A primo acchito sembra uno spettacolo “solo” su un caso di pedofilia, ma in realtà sviscera molte tematiche; vengono infatti affrontate la diffidenza, la paura, le relazioni sociali, e l’educazione, con un piccolo passaggio anche sul ruolo di Facebook, un linguaggio contemporaneo che, insieme ad altri consimili, ha modificato la forma del nostro modo di pensare.
Molto interessante è infatti vedere quanto velocemente la situazione vada a “degenerare”, come si passi da un momento di dubbio alla psicosi collettiva, fino ad arrivare alla vera e propria crocifissione mediatica.
Con un interessante espediente drammaturgico, il susseguirsi delle scene non segue un ordine cronologico: mandando avanti e indietro lo spettacolo come si faceva con le videocassette, lo spettatore rielabora e riadatta la sua visione in base alle varie prospettive offerte dai personaggi, riproduzioni di quella frantumazione con la quale riceviamo nella realtà le informazioni.
Inoltre l’allestimento firmato dal regista Angelo Savelli vede il pubblico disposto ai lati della scena, come una giuria popolare di un processo, coinvolgendolo ancora maggiormente.
Noi della sezione siamo rimasti tutti colpiti dallo spettacolo, dalle tematiche affrontate, e dalla maestria degli attori (Giulio Maria Corso, Monica Bauco, Riccardo Naldini, Samuele Picchi), che in maniera coinvolgente ci hanno portato nei loro spogliatoi e ci hanno reso partecipi del “processo”. Non vediamo l’ora di tornare.