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Vele, zattere e… cinghiali!

Campo estivo 2011- Reparto Aldebaran – Lago di Bilancino

Immaginate di trovarvi con il vostro reparto in un parcheggio accanto ad una rotonda molto trafficata, immaginate di essere pronti per un campo estivo molto, molto bagnato sul tema degli indigeni dell’isola di Rapa Nui (Pasqua c’entra qualcosa…), immaginate di avere davanti la prospettiva di una settimana all’insegna del divertimento sulle sponde di un lago, un lago vero. Immaginate di vedere i sorrisi spuntare sui volti dei vostri amici durante il quadrato di apertura, immaginate di poter andare in barca a vela da soli, senza istruttore, di poter navigare su zattere costruite da voi, immaginate di poter penetrare i segreti di una delle forze della natura: l’acqua. Fatto?
Ebbene c’era una volta un reparto che si è trovato davvero in questa situazione, il Reparto Aldebaran di Pistoia, il mio reparto.
Mai ci saremmo immaginati, quella mattina neanche troppo soleggiata del 17 Luglio, quello che ci aspettava.Eravamo un reparto avido di avventure, eravamo indigeni dell’isola di Pasqua pronti a conquistare il proprio uovo, eravamo ragazzi e ragazze, uniti dagli stessi sentimenti, che non vedevano l’ora di vivere otto giorni assieme.
Il lago non ci deluse: grande, azzurro e profondo, lo osservavamo, sdraiato accanto alle nostre tende, quasi volesse abbracciarci, proteggerci e creare un posto che fosse solo nostro, dove il ritmo frenetico della vita quotidiana non potesse entrare, dove ci fosse spazio solo per il divertimento.
Eppure la prima esperienza che avemmo in barca a vela, il lunedì, non fu un gran successo. Quel giorno il vento soffiava verso nord e, neanche a farlo apposta, noi dovevamo andare verso sud. E così, dopo una ripassatina veloce di termini tecnici quali cazzare, lascare, orzare, randa, deriva e via dicendo cominciammo la nostra prima prova sulle acque del Bilancino e con essa cominciarono anche le urla dell’istruttore che ci diceva cosa fare, la costante paura di cadere in acqua, gli schizzi che, dispettosi, arrivavano fino a noi, la voglia di imparare, di riuscire…Nonostante tutto il vento ci spingeva sempre più verso nord e così tornammo a riva, un po’ scoraggiati, ma contenti di averci provato.
La sfida con il lago, però, era appena cominciata e poco dopo tornammo all’attacco, stavolta con le zattere; c’era chi aveva costruito la propria solo con le camere d’aria, chi con tubi e un po’ di legna, c’era chi si vantava del fatto che la propria zattera galleggiava meglio e chi cercava di destreggiarsi tra gli spruzzi, ma negli occhi di tutti si rifletteva la stessa emozione: soddisfazione. Soddisfazione per aver creato delle zattere che riuscissero a resistere al lago, per aver pagaiato con la propria pattuglia fino alla riva opposta, per aver vinto, almeno stavolta, contro le onde, il vento, i pregiudizi, la paura di non riuscire…
Ma il nostro capo reparto ci ha anche insegnato che non sempre l’acqua è tranquilla come lo era quella del nostro lago, a volte essa può mostrare la sua forza improvvisamente, cogliere l’uomo impreparato e magari trasformare una simpatica nuotata in tragedia. E così abbiamo imparato anche la posizione di sicurezza da tenere in momenti di pericolo in acqua, il modo giusto per salvare qualcuno che non sa nuotare o per caricarlo su una barca.
Ma non sono mancati al campo anche i momenti tipici di tutti i campi estivi: gli hike in una chiesa abbandonata, vicino ad un cimitero e in un convento di frati che hanno pregato tutto il tempo, il terrore della notte, le risate il giorno dopo accorgendosi di cosa ci aveva spaventati nel buio, quell’organo che ci sembrava suonasse da dentro la chiesa. E poi gli splendidi panorami, la gara di cucina, le serate passate a cantare attorno al fuoco di bivacco, osservando i volti sorridenti degli amici rischiarati dalle fiamme e ancora le risate, il gioco notturno, le ispezioni improvvise, i punteggi tanto sudati (più o meno), la temuta visita del rappresentante della protezione civile che avrebbe giudicato le condizioni del nostro campo…
Una notte abbiamo addirittura visto tre cuccioli di cinghiali che ci hanno costretto tutte le sere a rimettere a posto ogni cosa per evitare di attirarli con eventuali avanzi di cibo lasciati a giro, cosa che non gli ha comunque impedito di farci visita molto spesso e di salutarci con sonori grugniti, spaventando tutto il reparto.
E in tutto questo tempo il lago è stato là, come addormentato, a vegliare su di noi, aspettando che di nuovo tornassimo a giocare con lui.
E noi siamo tornati.
Sabato eravamo di nuovo pronti a competere con l’acqua, ma stavolta non sfidavamo soltanto il lago ma anche i nostri compagni.
E’ iniziata così la tanto attesa regata e in quelle barche dove ormai ognuno di noi aveva un ruolo, su quell’acqua che ormai avevamo imparato a conoscere, per la prima volta ci siamo sentiti in grado non di vincere contro il lago, ma di collaborare con lui, non di combattere contro il vento ma di sfruttarlo in maniera che ci aiutasse, non di urlare contro le vele se non erano nella posizione giusta, ma di fare in modo, grazie a quello che avevamo imparato, che ciò accadesse.
Ed è stato incredibile ma ce l’abbiamo fatta, siamo riusciti a guidare le barche a vela, contro tutte le previsioni possibili, i pregiudizi, la paura, noi ce l’abbiamo fatta.
Soddisfazione.
La regata è finita però ex aequo e così abbiamo stabilito che la pattuglia che avrebbe scelto il nome migliore per la barca a vela avrebbe vinto la gara. “Credevo peggio” è stato l’appropriato nome scelto dai falchi con il quale si sono aggiudicati il primo posto nella Regata del Bilancino.
Subito dopo ci siamo lanciati di nuovo sul lago, ma adesso con le zattere. E’ straordinario quanto su una zattera ci sia bisogno di collaborazione, quanto si debba essere uniti per riuscire a fare anche solo un metro, quanto ci si renda conto di essere una parte fondamentale di un organismo che senza di te non funziona, come nelle barche a vela, come in pattuglia.
E abbiamo di nuovo gareggiato contro i nostri compagni cercando di vincere e abbiamo di nuovo affrontato l’acqua pagaiando tutti insieme e ci siamo di nuovo divertiti giocando con il lago.
Soddisfazione.
Ma arriva, come sempre, il momento dei saluti: si salutano le tende che ci hanno ospitato tutte le notti, si salutano i tavoli che ci hanno visto cucinare tutti i giorni, si salutano il fuoco di bivacco, gli amici, i compagni, quel posto dove magari andavamo ogni tanto per cercare un po’ di pace e poi si saluta il lago, quello stesso lago che ci ha accompagnato durante tutto il campo, quello stesso lago che abbiamo imparato a vedere come un amico.
Ma forse qualcosa rimane, oltre a tutto ciò che abbiamo imparato sulle barche a vela, sulle zattere, sull’acqua, forse qualcosa rimane, un’ emozione che colorerà i nostri ricordi ogni volta che penseremo a questo campo: soddisfazione.
Alessandra Calvani

 

PTG Pipistrelli